giovedì 4 settembre 2014

V.I.L.(Very Important Life): AUDREY HEPBURN


"Sì mia madre aveva un segreto: MIA MADRE ERA TRISTE! 
Non si considerava sfortunata, non era certo triste per questo. 
La vita con lei era stata dura, ma buona. 
Mia madre era triste a causa di ciò che aveva visto succedere ai bambini del mondo".

Sean Hepburn Ferrer (figlio di Audrey)



Sul certificato di nascita il suo nome era Audrey Kathleen Ruston. Dopo la guerra, il padre, Joseph Victor Antony Ruston scoprì che i suoi avi avevano anche il cognome Hepburn e così lo fece aggiungere a tutti i documenti della famiglia. Audrey nasce il 4 maggio 1929 a Bruxelles. Ai tempi la famiglia (inglese) viveva in Olanda sotto l'occupazione nazista e sua madre Ella decise di modificare il nome della piccola in "Edda" per facilitare la compilazione dei documenti (allora scritti a mano) in caso di necessità sostituendo (Ella con Edda e viceversa). Ecco il perché alcuni biografi riportano il suo nome come Edda Van Heemstra.


"Se dovessi scrivere la mia biografia la incomincerei così: 
Sono nata a Bruxelles, in Belgio, il 4 maggio 1929... 
e sono morta sei settimane dopo"
Audrey Hepburn

A sei settimane di vita, infatti, Audrey prese la pertosse e la madre, di religione cristiana scintoista, non volle farla curare. Sempre più grave, un giorno, la bimba smise di respirare. La madre allora la prese a schiaffi e a sculacciate e alla fine la piccola si riprese. 
L'infanzia passata ad Arnherm, in Olanda, durante la seconda guerra mondiale. Fu un periodo di grande carestia e dolore. Gli Hepburn erano così poveri che i loro figli mangiavano biscotti per cani o bulbi di tulipani oppure pane verde poiché l'unica farina disponibile era quella dei piselli. Il legame con l'UNICEF (che molti anni dopo la vedrà come ambasciatrice) nasceva già dai tempi dell'occupazione tedesca, come lei stessa spiega:
"Ero in Olanda durante la guerra, durante l'occupazione tedesca, e trovare cibo era un problema. L'ultimo inverno fu il peggiore. Il cibo era sempre più scarso, e il poco che c'era andava alle truppe. C'era una bella differenza, naturalmente, tra morire di fame ed essere malnutriti, ma io avevo veramente poco da mangiare. subito dopo la guerra, l'organizzazione che diventò poi l'UNICEF venne a sostenerci insieme alla Croce Rossa, portandoci medicine, cibo e vestiti. Tutte le scuole vennero trasformate in centri di accoglienza. Io fui uno dei tanti bambini a beneficiare di questi immediati soccorsi. Conosco l'UNICEF da sempre".
L'Olanda subì una delle più lunghe occupazioni: fu, tra tutti i paesi europei, la prima ad essere invasa e tra le ultime ad essere liberata. Proprio ad Arnhem si combatté una delle battaglie per la liberazione da cui poi nacquero film come "Quell'ultimo ponte" (A bridge too far - 1977) di Richard Attenborough.
Anni dopo, il regista Terence Young (famoso per aver diretto i film di James Bond), durante le riprese del film "Gli occhi della notte", scoprì che la sua attrice Audrey era ad Arnhem, durante la guerra, dove lui andò a combattere per l'esercito Britannico, distruggendo la città. Attrice e regista diventarono amici e lui spesso scherzando diceva: "Ah se solo avessi mirato più a sinistra".


I genitori di Audrey erano entrambi di destra, filofascisti, ma solo perché veniva considerato socialmente elegante sostenere questo nuovo stile di governo. Invece Audrey, come molti bambini in guerra, aiutò la Resistenza con piccoli grandi gesti come, ad esempio, portare messaggi segreti nelle scarpe. I bambini erano solitamente meno controllati dai militari.
Il padre di Audrey durante la guerra andò in Inghilterra, poi agli arresti domiciliari sull'isola di Man e poi in Irlanda. Ma nessuno dei genitori della bella attrice sostenne mai l'Olocausto o la guerra.
Fu suo marito, Mel Ferrer, dopo moltissimi anni, a ritrovare il padre di Audrey attraverso la Croce Rossa e a concordare un incontro tra lui e la figlia a Dublino. All'epoca Mel e Audrey vivevano in Svizzera, presero l'aereo e finalmente, dopo così tanto tempo, padre e figlia si incontrarono. Fu allora che Audrey scoprì che quell'uomo che aveva lasciato la famiglia quando lei era piccolissima e che non si fece vivo per mandare alcun aiuto, ebbene quell'uomo era un invalido emotivo.
Dopo quell'incontro, lei lo mantenne sino alla morte, quasi come un desiderio di riscatto per quell'uomo che nella sua vita era stato praticamente inesistente. Quel padre così strano, dotato di tanti talenti, ma di poca fortuna. Amava cavalcare e pilotare alianti Joseph Victor Antony Ruston, la sua cultura era immensa, parlava ben 13 lingue. La sua figura segnò completamente la vita di Audrey che si legava incoscientemente a uomini con profonde cicatrici emotive.
Lei conosceva bene "LA FAME EMOTIVA CHE IL CIBO NON PUÒ ALLEVIARE" ed è quella che ritrovava negli occhi dei bambini incontrati tramite l'UNICEF.


"L'amore è azione. Non è solo parole e non lo sarà mai. 
Siamo nati con la capacità amare eppure dobbiamo svilupparla come faremmo con qualunque altro muscolo"
Audrey Hepburn


Fu dunque questa immensa sete di amore a far di Audrey Hepburn quel mito di delicata fragilità di cui gente di tutto il mondo si è innamorata.

Laura Papa
La giornalista leggendo la biografia del figlio Sean Hepburn Ferrer