lunedì 4 febbraio 2008

La storia di una bimba precoce

La mia vita raccontata in una serata. Tutti i particolari ripercorsi con meticolosità da un cuore di mamma. I miei primi strillini, le mie marachelle, i miei primi uomini. Che vergogna! E che risate! La mia vita sembra uno spettacolo di cabaret: una serie di battute, una dietro l'altra.
Lei raccontava di quando a soli 4 anni la mia voce di femmina passionale parlava nella notte insonne (e già! Anche a 4 anni stavo sveglia la notte. E' una cosa che mi porto dietro da una vita!). Narra del mio cuore ferito di bimba innamorata, ferito perché la nonna mi aveva detto che non potevo sposare Brunello, il mio fidanzatino dell'asilo perché era più piccolo di me di due anni - il bimbo ne aveva due - io 4 appunto! Nel tormento che la passione mi destava arrovellavo il cervello alla ricerca di una risposta plausibile, ma non ne trovavo. Io ero innamorata e niente e nessuno potevano allontanarmi dal mio piccolo Brunello. Ma avevo 4 anni, il corpo di bimba e il fuoco di donna. Fuoco che non cessò nemmeno a 9 anni quando iniziai a scrivere i primi versi. E' lei a ricordare ancora: il vaso d'oro del salone e le mattonelle. (Mattonelle belle voi siete... tutti vi schiacciano con i loro piedi...) La mia lirica era già da allora rivolta all'attenzione del tormento dei deboli. Tutti vi schiacciano con i loro piedi e nessuno si accorge del male che vi fa. Anche le mattonelle possono avere un'anima pensò la mia purezza di bimba. E quella sensibilità ancora oggi non me la scrollo di dosso e non me ne libererò mai, forse.
Le mie scorribande non finivano a soli 9 anni, i miei giochi pericolosi mi hanno portato a distruggere un tavolinetto di vetro sul quale ballavo la lambada con mia sorella, fortunatamente da quella pioggia di schegge di vetro ne siamo uscite entrambi incolumi.
Flashback - 3 anni - io in soggiorno. Già da allora odiavo la tv e i televisori, mi sono fiondata contro un SONY 48 pollici e il grosso elettrodomestico mi ha schiacciato la testa, anche qui miracolosamente incolume dopo aver richiamato l'attenzione di tutti i miei vicini e dell'ambulanza che era già stata prontamente chiamata da qualcuno. Io mi guardavo intorno, la gente urlava, non capivo cosa fosse successo, stavo bene, niente di rotto in me, solo un gran botto e il televisore in frantumi sopra la mia testa. Non riuscivo a capire tutto quel panico. Avevo 3 anni ma non ero scema! Mi sembravano tutti pazzi.
E nel buio della mia cameretta ho capito che la vita sarebbe stata un vero caos e che forse sarebbe stato meglio non crescere più.
L.

Nessun commento: